Nel periplo umano
Si muove in un’erranza spaesata la raccolta Lacerti di coro di Giovanni Luca Asmundo, quasi un periplo intorno all’umano: una mappa di attese e di ipotesi, una rotta smarrita e desiderante, disillusa e dolente, che l’esordio ipotetico della maggior parte dei testi evidenzia: “se inerti giaceremo senza terra // lacerti di coro noi saremo / di sagome disarticolate / danzanti su crinali impietosi”.
Ad ogni “Se”, con cui iniziano molti testi, veniamo mossi in un ondeggiare continuo, in cui ogni cosa può mostrarsi nel suo contrario, ogni pensiero passare da sogni a ombre, da corpi a carta, “nell’assoluta diacronia del vero”.
In un percorso, insieme, cosmico ed interiore, reale e mitico. Tra numerosi riferimenti a elementi naturali, metafisici, onirici, come suggeriscono anche i titoli delle sezioni interne. Tra corpi e coste, cosmi e caos, sogni e dissolvenze. Tra infinito e finito, inizio e fine. Passando dalla realtà mitizzata al pensiero metafisico, dal desiderio sognante all’impietoso declinarsi della condizione umana.
Giovanni Luca Asmundo ci coinvolge nel suo dire navigante e sofferto, metafora del vivere umano tra erranze e naufragi, sconforti e consolazioni, smarrimenti e stupori. Permettendo di sentirci parte di questo coro: lacerti, certo, ma anche voci ed echi della comune sofferenza del vivere, tra i richiami del principio e dell’oltranza.
Da: Parte I
I. Corpi
II.
Se di cenere sigillerà gli occhi
sfocati già da nera caligine
quest’orrida fertilità non scelta
scarna, pestata, materna, agognata
se per braccia non daremo nuovi getti
di sanguinelle che suggono lava
dolci vampando di zagara i clivi
se inerti giaceremo senza terra
lacerti di coro noi saremo
di sagome disarticolate
danzanti su crinali impietosi.
II. Coste
III.
Se il mare arenasse le voci dei dispersi
tutti i fasciami distesi sul basalto
tra colpi di remi senza cetra né versi
risacca perpetua e per rispetto muta
recherebbe conforto agli scogli anneriti
da oblio di gasolio e stasimi ed esodi
macchiati da cori arrochiti
prenderebbe in custodia la costa che arretra
per gli altri addolcirebbe il limone promesso
per noi serberebbe nell’abisso
quest’ancora buona, di pietra.
Da: Parte II
I. Onirica
I.
Se non sapremo la fine delle onde
resteremo così, a baciarne il senso
ne terremo in mano una dipinta
su ceramica rossa e sorridendo
ci addormenteremo in un frammento
di spume, di poemi, di orizzonti.
IV. Dissolvenze
I.
Se accetteremo i lacerti di coro
se accetteremo la dissoluzione
che importerà ormai di questa immanenza
palpebre arance al medesimo sole
i nostri corpi troveranno posto
nell’assoluta diacronia del vero.
Giovanni Luca Asmundo (Palermo 1987) vive a Venezia, dove attualmente svolge un Dottorato presso l’Università IUAV e lavora nel campo dell’architettura, della ricerca universitaria e della didattica internazionale.
La sua prima silloge è pubblicata nel volume Trittico d’esordio, a cura di Anna Maria Curci (Roma, Cofine Edizioni, 2017). Il libro Stanze d’isola (Premio Felix 2016, introduzione di Domenico Notari) è edito per i tipi di Oèdipus (Salerno, 2017).
Sue poesie sono inoltre pubblicate su riviste e blog letterari tra i quali Poetarum Silva, La poesia e lo spirito, La macchina sognante, La foce e la sorgente (allegato a Perìgeion), Un posto di vacanza, Poliscritture, Prospektiva, La Masnada. È presente in antologie cartacee internazionali, tra le quali Poesia e luce: Venezia, a cura di Marco Nereo Rotelli (2015), nonché in tre ebook antologici a cura del blog La presenza di Èrato.
È risultato vincitore in diversi concorsi di poesia, narrativa e prosa lirica, tra i quali il Premio Letterario Castelfiorentino, il Premio Nazionale di Prosa Lirica del Centro Studi Campaniani (2016), L’Italia dei paesi, Le radici tra abbandoni e ritorni (2018).
Negli anni partecipa a vari reading, tra i quali Vitàcora de Maya alla 57a Biennale d’Arte di Venezia, La Palabra en el Mundo a Venezia, Èrato a Matera, festival dell’Arte e della Poesia.
È tra i fondatori del progetto intermediale di poesia e fotografia Peripli.Topografia di uno smarrimento ed è stato co-curatore di Congiunzioni Festival internazionale di poesia e videoarte, ideato da Maria Grazia Galatà (edizioni 2015 e 2017).