L’energia del sonno
Io vivere vorrei addormentato
dentro il dolce rumore della vita
Sandro Penna
Adagiàti
ossa e sensi
infine torneremo
nel Grande Sonno
Se gli alberi dormono da quando sono nati
gli animali vivono nel torpore
e ci guardano dal loro chiaroscuro
simile al nostro dormiveglia.
Da sempre il mare dorme
cullandosi limpido o torbido
né gli urti di tempeste e scogli
potranno mai risvegliarlo.
La strana oscillazione di onda e nave
che ripete la culla umana
è legge creaturale del cosmo
del suo modo di respirare.
I gesti insonori
vorrebbero soffiare via il rumore
I’insistente brusìo delle parole e non increspare
la sintesi del sonno e del silenzio.
Che ci facciamo qui
noi così svegli e stretti
con le pietre chiuse sul petto?
Se non torniamo presto a dormire
moriremo di noia e asfissia
senza l’aria del sonno.
Quel magnifico sonno
che attraversò la storia le storie
le figure le poesie le musiche
che continuano a riposare nel cervello.
Come nacquero le immagini
dall’inizio del mondo fino a qui:
lampi di sonno che squarciarono
la luce accecante e cieca
di una terra troppo sveglia.
Come nacquero sole e luna
quelle prime forme in alto scintillanti
ancora spoglie di simboli
emersi da dove?
Come nacque la notte
prima molto prima del giorno
che conosceva la forza più profonda
l’immisurabile durata di ogni possibile?
Si passa via senza un saluto.
Noi non siamo dove siamo.
Come quando le palpebre inclinate
chiudono il mondo in basso
e si guarda incerti solo l’esito della pioggia
i chicchi di grandine e di neve.
Non chiamiamola luce
o luce della luce
questo chiarore trattenuto dalle ciglia
dei neonati
dei gatti
o dei lupi invernali.
Volontà non c’è
nel dormiveglia
di chiamare a sé l’energia.
L’energia non è che questo respiro
dell’aria raggiante
intorno a noi.
Tra la terra e le nuvole
l’atmosfera fa socchiudere gli occhi
si insinua nelle fessure
tutto sospende
e i corpi vaporosi
cadono dentro il peso della terra.
È ’dalle fessure
che i nostri profili folli e atterriti
vedono futuro e realtà
spiando le scene misteriose della storia.
Forse sono gli dèi
a iniettarci nel sangue
un po’ di significato
quella fusione simultanea
con l’estraneità.
A volte due corpi insieme
credono di sfiorare
i limiti dell’assoluto.
Confusi in un vertice acuto
mimano l’attimo incostante
dell’ eternità.
Non svegliatemi.
Brulicano pensieri senza specchio nel cervello
rosicchiano la pelle vecchia dei sogni.
Se mi sveglio
vorrò mettere ordine al disordine
separando sogno e veglia
fondo e cima.
Non svegliatemi.
Per chi insegue tracce su mappe non scritte
il presente non è mai presente
mai nulla è di fronte
e fugge sempre dietro a qualcosa
che continua a fuggire.
Noi si viene
dal grande sonno del grembo materno e marino
poi passiamo il tempo a svegliarci
dimenticando i luoghi sacri
la cima di potenti montagne
il fondo di potenti deserti
perché l’energia del sonno
passa tocca unisce e va.
Gli eremiti
le figure bizantine
le figure graffiate sulle rupi
le figure senza figura
le figure di Antonello e Piero
tutti i suoni naturali
continuano qui a testimoniare
quell’energia.
Perché piange forte chi nasce
nello strazio di questa luce crudele
che lo strappa al suo sonno?
E noi ostinati
a volerci sempre svegliare
camminare e svegliarci
svegliarci e camminare
solo per allontanarci.
Mi inginocchio
ai piedi del Grande Sonno
mai diviso o interrotto
dove so di entrare se scrivo
di uscire se smetto
e perdermi e impazzire.
Se scrivo
è come chiudere gli occhi
tornare all’animale che sono
albero
nuvola
sasso
tornare all’atomo casuale che sono
che ha nell’aria il suo piccolo eden.
Il Sonno
è la prima cellula di tutte le cose
il resto
è opera teatrale del tempo
del suo gioco prospettico
che ci conduce ad aprire gli occhi
lentamente
lentamente
scivolando
nell’assoluto sonno dell’inizio.
Allì Caracciolo per Lucetta Frisa
Il testo si fonda su un’idea originale, complessa di sensi e fondamentalmente ‘semplice’, una sorta di rovesciamento profondo che attinge all’anima segreta delle cose. La vita umana è un insistente tentato risveglio dal “Sonno”, che è concentrazione assoluta nell’Essere, per gettarsi nella esagitata dimensione della differenza, o della caotica commistione, ignorando la potenza creativa dell’energia di quel “Sonno” così simile al Vuoto.
Mara Cini per Lucetta Frisa
L’energia del sonno è un’articolata “rappresentazione” che allude alla condizione naturale di ossa e semi, alla condizione antropologica e culturale di nostre antiche figure graffiate sulle rupi, e risale indietro fino all’assoluto sonno dell’inizio, a un’abiogenesi ancora dormiente.
Tutto questo, ad un io poeta, si rivela, principalmente, nel proprio fare: so di entrare se scrivo / di uscire se smetto.
Lucetta Frisa, attrice, poeta, traduttrice, nasce e vive a Genova. Tra le sue opere poetiche: Modellandosi voce (Corpo 10, 1991); La follia dei morti (Campanotto, 1993); Notte alta (Book editore, 1997), L’altra (Manni, 2001); Siamo appena figure (G.E.D., 2003), Disarmare la tristezza (Dialogolibri, 2003); Se fossimo immortali (Joker, 2006); Ritorno alla spiaggia (La Vita felice, 2008); L’emozione dell’aria (CFR, 2012); Sonetti dolenti e balordi (ibidem, 2013). Narrativa: Fiore 2103 (SEL; 1977); Sulle tracce dei cardellini (Joker, 2009); La torre della luna nera (Puntoacapo, 2012). Ha collaborato con i suoi racconti per ragazzi al quotidiano “Avvenire”. È presente in varie riviste (Nuova prosa, Poesia, La mosca di Milano, L’immaginazione, La clessidra), antologie (Il pensiero dominante, a cura di F.Loi, e Altra marea, a cura di A. Tonelli) e in siti web (La dimora del tempo sospeso, Viadellebelledonne, La poesia e lo spirito, Carte sensibili, Doppiozero). Traduce dal francese Pierre-Jean Jouve, James Sacré, Sylvie Durbec e dall’inglese J. Clare, E. dall’inglese J. Clare, E. Dickinson, G.M. Hopkins, J. Keats. In volume: Henri Michaux (Sulla via dei segni), Bernard Noël (Artaud e Paule e L’ombra del doppio) e Alain Borne (Poeta al suo tavolo). Collabora a vari blog letterari tra cui “La dimora del tempo sospeso”, dove sono apparse nuove traduzioni di 30 poesie di C. Baudelaire. Pubblica nel 2018 la plaquette dedicata a N. de Staël, Tutto deve accadere dentro di me (Via del vento, 2018)
Con Marco Ercolani cura i “Libri dell’Arca” per le edizioni Joker e insieme a lui pubblica: L’atelier e altri racconti (Pirella, 1987); Nodi del cuore (Greco & Greco, 2000); Anime strane (Greco & Greco, 2006) (Âmes inquiètes, tr. fr. di Sylvie Durbec, Éditions des états civils, 2011); Sento le voci (Greco & Greco, 2009); (J’entends les voix, ibidem, 2011); Il muro dove volano gli uccelli (L’Arcolaio, 2014); Diario doppio (Robin, 2017) e Furto d’anima (Greco & Greco, 2018). Con lo stesso Ercolani cura la rivista online “La foce e la sorgente”.
Vince nel 2005 il Premio Lerici-Pea per l’inedito e nel 2011 il Premio Astrolabio per Ritorno alla spiaggia e l’opera complessiva. Suoi testi sono tradotti in antologie, riviste e libri collettivi. Nel 2016 raccoglie, per Puntoacapo, un’antologia della sua opera poetica: Nell’intimo del mondo. Poesie 1970-2015 (finalista Premio Camaiore 2017).
Sito web: www.lucettafrisa.it