Il profumo dell’ombra
Se potessimo sospendere il tempo, di fronte alle perdite di stagioni e di affetti, quando mancano le leggerezze che in passato spalancavano la vita in una profusione di profumi e colori, potremmo tentare di fare delle parole il cielo che manca, seguendo Raffaele Floris in Senza margini d’azzurro.
Sia nei temi che nell’attenzione formale, lungo i versi che si distendono nei loro endecasillabi, la raccolta appare mossa dall’esigenza di ritrovare quei margini spaziali e temporali, confinati ora nella lontananza, che hanno segnato il vissuto dell’autore.
Sono margini di cielo, legati all’infanzia e alla presenza degli affetti familiari, che mancano. E sono margini di un tempo che resta come sospeso, trattenuto nel tentativo di far permanere e rivivere quanto è stato emotivamente significativo ed ha cessato di esistere.
Nel chiedersi “Che ne sarà di noi, del nostro cielo? / Non ci è rimasto niente fra le dita”, nell’ombra che pervade ogni cosa e nel buio dell’assenza della persona cara, l’autore è consapevole che non si tratti tanto di ritornare indietro nel tempo, seguendo le tracce della memoria, quanto di percorrere dolorosamente la strada della mancanza che si è spalancata; così, scrive, ripensare “non è sfogliare il libro dei ricordi / ma spingere anche il cuore in fondo al nulla”.
Così in fondo che il dolore ne viene quasi deterso, purificato: simile ad un bucato fatto con la cenere, anche la scrittura ne esce come mondata, dopo il contatto con il fuoco della sofferenza e con i residui di ciò che prima ardeva. Riuscendo, in questo modo, a mantenerne intatta una parte, a trattenere qualcosa, a profumare l’ombra rimasta: “Il paradiso / dei lini ripiegati nei cassetti / racconta di un giardino che non muore”.
Restano così memorie sensoriali, soprattutto olfattive, legate dell’assenza: profumi di bucato e di teli negli armadi, di fiori e di giardini, di mirto e di rugiada: “Lenzuola che profumano i cortili / gonfie di primavera. A mani piene / lavanda per il lino dei bauli, / e la cenere spenta è come neve”.
E come tra il bucato appeso ai fili l’autore fa comparire la persona cara scomparsa a cui si rivolge, “Vorrei vederti, quel giorno, tra i panni / stesi in cortile”, così ci rammentano visivamente i panni stesi anche le due serie di haiku, ispirati ad opere artistiche, che separano e chiudono le parti della raccolta e che sembrano costituire, nei loro lampi di ombra e di luce, un modo per trattenere e lasciare vagare in essi l’assenza. I teli come le pagine sono impregnati di ciò che manca: come in quel “Conserva un foglio bianco: / ti lascio l’ombra delle mie parole”, con cui Raffaele Floris ci ricorda che anche le parole possono vivere d’ombra. E che l’assenza è il cuore pulsante della poesia.
La porta
“Signore: è tempo. Grande era l’arsura.
deponi l’ombra sulle meridiane,
libera il vento sopra la pianura”.
(Rainer Maria Rilke, Giorno d’autunno)
Le tenebre mai più, non più l’abisso
dell’ora nona e il cielo che si oscura:
la porta è spalancata e sulla soglia
la luce irrompe ai margini del tempo.
Marchio potente, vita che ha bruciato
il sudario, spezzando le catene
della notte. La porta è spalancata:
libera il vento che ravviva il fuoco.
XXII maggio
Nel solaio dei giorni ho rovistato
a lungo: oggi cercavo una rosa.
Era nei Malavoglia! Tra le pagine
gonfie di spine e l’ombra del silenzio,
polvere amara che ha graffiato il tempo.
L’incenso di una sera. Poi l’estate
nel bicchiere, e la fragranza svaniva
tra le pagine e i roghi di novembre.
Haiku ispirati alle opere artistiche di Mario Fallini (1947, Alessandria)
(Sempre)
mesi e stagioni
nel vortice del tempo:
sempre è per sempre.
(La quinta stagione)
stagione amara
scoria di un tempo ostile,
vita non-vita.
(Corda d’arco e di lira)
tenebre e luce
nell’arco che dispensa
l’arte e la guerra.
Raffaele Floris. Pubblicazioni: Il tempo è slavina, ed. Lo Faro (Roma) 1991 – silloge poetica; L’ultima chiusa, ed. Joker (Novi Ligure) 2007 – silloge poetica; La croce di Malta, puntoacapo ed. (Novi Ligure) 2013 – romanzo breve; L’òm, l’aşi e ‘r pulóu, PiM ediz. 2016 – detti, proverbi e filastrocche in dialetto pontecuronese; Mattoni a vista, puntoacapo ed. (Novi Ligure) 2017 – silloge poetica