Il nuovo libro di Angelo Andreotti ha per titolo A tempo e luogo. Un luogo dove sono accatastate ombre di parole; un tempo che ci condanna a una solitudine per cui tutto è sempre di più o di meno.
L’essere dell’uomo diventa centro di esperienza vissuta. Esperienza non propria dell’individuo, ma dell’esistenza stessa.
Il poeta ci porta al cospetto di una storia della quale noi tutti siamo protagonisti, perché la natura diventa in noi visibile.
La natura è la grande unità dell’essere, rivela Andreotti.
Accettandone le leggi veniamo coinvolti in un movimento dello sguardo e del pensiero che si fanno forti di una logica che presiede all’insieme del mondo.
Divergenze
I
A oriente nuvole livide e gonfie
prese a pugni da un sole infuocato
sfondano l’aria montando sul vento.
Per ogni nuvola un passaggio di ombre
un variare di luci e colori
tutto un discorrere
un disegnare inesausto il paesaggio
questa casa
un risuonare di tempo eveniente
che sconfina dai bordi di ogni istante.
III
Le fondamenta sanno della terra
quello che il susseguirsi dei giorni ignora
ma di quell’enigma
che la forma di una crepa nasconde
niente viene svelato
e d’improvviso si fa inesplorato
qualsiasi luogo
anche quel sentiero
che mille volte abbiamo camminato.
Angelo Andreotti è nato nel 1960 a Ferrara, dove dirige i Musei d’Arte Antica e Storico Scientifici. Scrive narrativa, poesia, saggi su arti visive e letteratura.
Tra gli ultimi libri, le raccolte Parole come dita (Mobydick, 2011) e Dell’ombra la luce (L’Arcolaio, 2014), L’attenzione (Puntoacapo, 2019) alle quali fa da corollario la riflessione Il silenzio non è detto. Frammenti da una poetica (Mimesis, 2014), e i racconti Il guardante e il guardato (Book Salad, 2015).