È la poesia, il soggetto dell’ultimo libro di Vincenzo Mascolo Q. e l’allodola, Mursia, 2018. Mascolo, tra versi e prosa poetica, delinea il campo assordante delle pretese e delle aspettative che rendono la contemporaneità una sorta di Moloch a cui sacrificare il proprio impulso o le proprie scelte poetiche. Il problema resta non il modo di versificare, ma il manifestarsi stesso della poesia. Vi è, dunque, la necessità di liberarsi da quelle pastoie che finiscono con il depositare un velo, per cogliere alfine nuovamente, quasi fosse una nuova prospettiva, il dono della poesia. Dono che non può ottenersi senza l’esercizio dello stile e della tradizione.
Tuttavia, non solo stile, non solo dato esistenziale, non solo bellezza, la poesia per Mascolo attinge a fonti di ben altra natura, di metafisica portanza. La poesia deve travolgere il sé profondo, deve essere esperienza di vita che avvicini all’uno, al creato, che sia cioè quell’unico sentire in grado di forgiare e di trasformare, rendendo inique tutte le mere questioni che non abbiano a che vedere con questa verità, deve essere poesia-salvezza, l’unica che abbia un senso. Persino la ricerca della bellezza diventa una chimera, infatti, se non ci si approssima alla verità del proprio cuore, a quel canto che è la purezza sorgiva dell’origine.
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Oh, Queneau
non basta più esercitarsi nello stile
come tu sapevi fare inanellando
notations, hellenismes, le contre-pettéries
e tutte le altre tue diavolerie
che aprivi come nuove fioriture
nelle terre inaridite che solcavo
con strumenti quasi umani zolla a zolla
per offrire a Cerere il raccolto
generato in primavera dai miei semi.
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Oh, Queneau
Queneau
parlavo seriamente della bile
perché stanno esaurendosi le scorte
delle anime ridotte al lumicino
e per nutrire ancora una speranza
che adesso si fa sempre più sottile
ai poeti non resta che affilare
parole sulla pietra per raschiare
il fondo limaccioso del barile.
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Oh, lo so
Queneau, lo so
potresti allora dirmi che il reale
per i poeti è cosa ben diversa
da questo affaccendarsi quotidiano
che loro riconoscono i confini
dell’anima costretta nella forma
che muta, evolve, vira
si trasforma
cambiando il punto dell’osservazione.
Vincenzo Mascolo è nato a Salerno e risiede a Roma. Ha pubblicato Il pensiero originale che ho commesso (Edizioni Angolo Manzoni, 2004), Scovando l’uovo (appunti di bioetica) (LietoColle, 2009), Q e l’allodola (Mursia, 2018). Per la casa editrice LietoColle ha curato le antologie: Stagioni (con Stefania Crema e Anna Toscano), La poesia è un bambino, Quadernario – Venticinque poeti d’oggi (con Giampiero Neri). Dal 2006 è il direttore artistico di Ritratti di poesia, manifestazione promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo.