Le mutazioni
Si snoda come una sequenza di inquadrature, insieme statiche e mosse da trasformazioni, la raccolta Coleoptera di Enea Roversi, in tensione tra stagnazione e cambiamento, immobilismo e mutazione.
Ci si trova su uno sfondo che contempla la compresenza degli stati opposti sia della figurazione che del vivere, come ci evidenzia quella “immagine immota e mutante” di cui scrive l’autore, così come, in un ambito più ampio, l’affermazione: “nulla è cambiato tutto / si è trasformato”. E, insieme, dentro piani di ripresa e di pensiero che mettono a fuoco, nel loro incrocio, immagini filmiche e riflessioni esistenziali.
Le inquadrature spalancano continue domande di senso sul vivere, o meglio sul sopravvivere, di fronte all’inquietudine e al disorientamento generati dalla stagnazione culturale e sociale attuale, oltre che dagli stati, impliciti nella condizione umana, del dolore e della morte. La domanda di senso più pregnante riguarda espressamente la condizione esistenziale, stretta e quasi soffocata dalle mutazioni determinate dalla natura e da quelle imposte dalle odierne insensatezze, portando l’autore ad affermare “tutto ha un prezzo anche l’essere / umano è questo il conto da pagare” e a chiedersi: “che cosa sarà / se diverremo noi stessi una catastrofe / che cosa di noi ma siamo ancora umani / ?”.
Di fronte a tale assillo, restano diverse possibilità, come possiamo intravedere, per trovare una qualche risposta, per uscire dal disorientamento e per anticipare o contrastare le mutazioni che ci riguardano e di cui non conosciamo gli sviluppi.
La più evidente, quella di tipo metamorfico che dà titolo alla raccolta, è la necessità di farsi altro, mutare anzitempo, come scrive l’autore: “forse la soluzione potrebbe stare nel / vivere come un coleottero qualunque / … sorvolare inquietudini e tormenti”, in una danza lontana dalle sofferenze del vivere. Una mutazione di forma liberatoria, una metamorfosi distante dai miti di Ovidio e dal senso angosciante di alienazione di Kafka.
Altra, umanamente, è quella di cercare di “ritrovare il bandolo” in un terreno precario “oltre le / nostre idee oltre i confini ripassati / oltre le mai arrivate risposte”, anche se viene dichiarato esplicitamente un parere pessimistico al riguardo, così come il disprezzo per un pensiero positivo sul futuro e sul destino del mondo e della specie umana.
E altra infine, poeticamente, è quella di portarsi nel cuore della mutazione per cogliere l’essenza delle cose. Anche se afferma che “han perso di significato le parole / tutte o quasi anche i pensieri anzi / il pensiero”, anche se invoca sconfortato “il senso perduto”, Enea Roversi pare mantenere piena fiducia nel dire poetico, che ci permette di guardare al fondo del mutare, nelle forme del vivere e del deperire, dell’essere e del non essere, come indica chiaramente: “solamente un fiore appassito un / rigurgito di natura da eliminare / probabilmente ma sta lì in quel / non essere sta lì l’essenza”.
Dalla sezione Presenze/Presente
fuori tempo massimo
rinviare ogni cosa a quando
ci sarà più tempo rimanere a
guardare dall’alto del ponte
verso il fiume che scorre e scava
osservare dal basso della strada
verso le finestre illuminate
dal novilunio i balconi le colonne
il marmo freddo al tatto gli sguardi
le incertezze ora rinvenute sempre
rinviare ogni decisione al giorno
in fondo al calendario in fondo al
pensiero minimo et morale al
centro delle scorie avanzate rinviare
non hai analizzato il contenuto
peccato sei già fuori tempo
massimo
blu intenso
il taglio della visuale ridefinisce
l’orizzonte ora verticale il suo
blu intenso di termosfera tascabile
muovono le figure (intorno) al
riparo dai venti dalla rosa eccole
abbracciate in un fiato elettrico
sono due parti di uno due parti
metà esatte che scavano
la pietra levigata del giorno
che percorrono curve tortuose
prima di giungere all’arrivo
hanno respiri nelle pieghe del cuore
intersecano ora innocenti
l’orizzonte il suo blu intenso
di antica riemersa profondità
Dalla sezione Il futuro del mondo
coleotteri
forse la soluzione potrebbe stare nel
vivere come un coleottero qualunque
tra miliardi di simili incompresi e vacui
con la disinvoltura del saprofago
che sceglie con cura ogni sostanza
sorvolare inquietudini e tormenti
disegnando nell’aria la naturale
linea di voli radenti e ben calibrati
un organismo anonimo e ronzante
sbeffeggiatore di teste umane
inopportuno trasvolatore in cerca
di
Enea Roversi vive a Bologna, dove è nato nel 1960.
Ha ottenuto riconoscimenti e segnalazioni in vari concorsi nazionali di poesia ed è stato pubblicato su riviste, antologie e siti web.
Tra le pubblicazioni: la raccolta Eclissi di luna (Poesie 1981-1986), uscita in versione e-book nella collana Nuovi Echi per la casa editrice La Scuola di Pitagora e la silloge Asfissia, pubblicata nel volume Contatti edito da Edizioni Smasher.
Più volte segnalato o menzionato al “Premio Nazionale di Poesia Lorenzo Montano” organizzato dalla rivista Anterem, ha partecipato ad alcune edizioni della Biennale di Poesia di Verona e ad altre rassegne letterarie.
Fa parte della redazione della rivista Versante Ripido e figura nello staff organizzativo del Festival Letterario Bologna in Lettere.
Cura il sito web www.enearoversi.it, interamente dedicato alla propria attività letteraria e pittorica e il blog Tragico Alverman – Scrittura e altro.