Contatti anomali
Si propaga ovunque, nella sua ricerca linguistica, la scrittura di Marilina Ciaco in “Verbosinapsi”, spalancando domande di senso: è una scrittura che genera nessi e connessioni o piuttosto che si muove libera in un dire lasciato fluire senza interruzioni? Che crea contatti e comunicazione o che prolifera incustodita? E che si muove in modo sinaptico o metastatico?
Il richiamo alle sinapsi nel titolo e nei testi ci pone di fronte ad una precisa indicazione dell’autrice che scrive di “vili scritture sinaptiche” e ancora: “come sempre / intern-arsi e tesi e ottusità di sinapsi”.
Il richiamo all’ottusità che, in semeiotica medica per quanto riguarda la risonanza di un suono, rivela condizioni anomali o patologiche, parrebbe confermare che di questo si tratti: di anomalie, di guasti, come precisa l’autrice: “sul guastarsi dei rami / e l'inerpicarsi di questo meno infinito / meno tutto menovita menadito / forme infibulate sul proliferante / inventario catastale di fibromi”.
Se il dire riflette la condizione sofferente di chi scrive, se ha perso drammaticamente la possibilità di parola, “nel grido che è stato / che scivola in balbuzie e non ha / conchiusione, è solo silenzio / di palpebre stremate e bocche”, allora è solo a partire da tentativi di lallazione, come il balbettio nell’apprendere a parlare, che si apre una qualche possibilità di parola e di senso, come leggiamo: “noi non siamo / ci siamo e ci risiamo / ridendo al dom-dom-domande / riposte male ma cosa / posti oggi? Nuovi posti / da radiografare sgrammaticare / ricodificare nella lingua che hai perso / che penetra le maglie / della ma ma ma la madre materia”.
Marilina Ciaco ci pone di fronte agli urti del vivere , “Sono tornata e non trovo / né trama né perduto / né fine né filo”, e agli indissolubili contrasti della condizione umana, “tutto è altrove io non sento / che l'urlo scuoiato di un'assenza”, ma la sua ricerca è chiaramente a favore della parola, anche nello sperimentare nuove forme di scrittura, poiché alla fine di tutto “c'è questa voglia che è quasi strana / di incominciare a parlare”, dove un nome può ostinarsi ad insistere “come masso sulle macerie” e la carta riuscire a sbocciare “in perle d'oltreoceano”.
Da “Verbosinapsi”
Vetro
Pioggia rigoccia puntella
l'esaurimento lento della sera
ronza ancora in questa finestra
che non dice, fiorisce e inficia
i grumi di cobalto dove la vita si disfa
contorta – morta come le carni
che hai assorbito ti sei fatta assorbire,
l'onta della superficie
mi ha mangiato il midollo
e questo è il maledire stradire stranire
che quando non voglio riluce
questa è la finestra
grande iperbolica
mefitica finestra asfittica
che quando non voglio si schiude
e spreme e infradicia e guasta:
la sera geme, la sera è marcia – io
sono il rigetto del mio seme inesistente.
Festa
Potresti essere solo questo
protettivo-incoativo dentro
e invece lumesco exardesco
ridicolmente, dal fondo del fuori
che è il gesto sordo che non mi appartiene –
filtro il contatto meccanico di due tessuti eterogenei,
la ferocia rieducata striscia cinge le sedute vuote
fende (non difende) i tuoi bulbi – onda onda stravuota
frastuono frammisto roboante risuono
delle vostre voci che amplessano
senza toccarsi.
Denoto un afflato adolescente (le precauzioni, le precognizioni)
e il cerimoniale eterosessuale dei corpi
che ballano, che esistono.
Dev'esserci un modo
la quadriglia è necessaria, in generale,
per usare i loro segni
per essere tu il segno
e sii più pratica, pratica, la pratica
e poi fruibile pubblicitaria biodegràdati
perché è sempre tempo,
procede in silenzio
l'asta dei tuoi organi
rispetteranno i protocolli
di un espianto riuscito:
senza slittamenti
un pezzo al giorno.
Marilina Ciaco nasce a Potenza il 23/01/1993. Vive l'infanzia e l'adolescenza a Muro Lucano (PZ), dove frequenta il Liceo Scientifico Enrico Fermi. Nel 2011 si trasferisce a Bologna per compiere gli studi universitari e, contestualmente, approda alla scrittura poetica.
Nel 2014 consegue la laurea triennale in Lettere Moderne (voto 110/110 e lode) con una tesi in Letteratura e civiltà greca intitolata “Soltanto il cieco sa la tenebra”: il mito edipico nei Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, con relazione del prof. Federico Condello. Nel 2017 consegue la laurea magistrale in Italianistica, culture letterarie europee e scienze linguistiche (voto 110/110 e lode) con una tesi in Poesia Italiana del Novecento, Trauma storico e sperimentalismo linguistico in Andrea Zanzotto, con relazione della prof. ssa Niva Lorenzini e correlazione del prof. Francesco Carbognin.
Attualmente vive a Bologna e continua la propria personale ricerca poetica. Collabora inoltre all'organizzazione di eventi culturali come il Festival Bologna in Lettere e alla realizzazione di un progetto documentaristico indipendente.