“A – polide A – melia”, di Lella De Marchi, è un intenso componimento dedicato alla compianta Amelia Rosselli.
L’immagine iniziale presenta qualità descrittive e richiami esistenziali ai quali, ovviamente, l’autrice non è estranea:
“Amelia distesa nella roulotte delle esistenze dette più
volte e rimaste da postulare in fondo alle scale si
lascia guardare da noi dal nostro essere vivi dell’essere
vivi, nuda respira comunque quandanche nel vuoto di
sé nel vuoto creato da sé comunque respira”.
Lella, come si vede, guarda, descrive e, soprattutto, c’è per via di una precisione linguistica efficace e coinvolgente.
E se gli ultimi due versi
“Se non riesco a parlare se non riesco a parlarti se non riesco
a parlarmi perché continuare a”
sembrano ammettere l’impossibilità del contatto, quel “non riesco a parlarmi” potrebbe costituire la presa d’atto di un totale fallimento comunicativo davvero tragico.
Ho usato il condizionale perché ritengo che simile insuccesso non debba necessariamente essere considerato definitivo.
Importa, in ogni modo, che la poetessa sia riuscita a offrire una sequenza poetica agile e assieme complessa, articolata eppure semplice, nel cui àmbito gli opposti tendono a sbiadire in differenze, a convivere rispecchiandosi gli uni negli altri, promuovendo uno stile dal non comune fascino.
Il dire poetico non ha alcun oggetto prestabilito, poiché la sua natura è propensa alla constatazione più che alla soluzione di problemi o a risposte esaurienti: della versificazione in esame si potrebbe quasi dire che consiste in un essere accanto tendente a un essere in.
Il sogno non sempre è espressione di un desiderio irrealizzabile, può anche emergere, mi si consenta l’ossimoro, quale onirica realtà, ossia immagine che si fa emozione, sentimento, inaugurando un’intensa scrittura.
È appunto il caso Di “A – polide A – melia ”.
A-polide A-melia
omaggio ad Amelia Rosselli
Amelia distesa nella roulotte delle esistenze dette più
volte e rimaste da postulare in fondo alle scale si
lascia guardare da noi dal nostro essere vivi dell’essere
vivi, nuda respira comunque quandanche nel vuoto di
sé nel vuoto creato da sé comunque respira.
Nel vuoto creato da sé il suo corpo che non esiste è la stampa
di cose che esistono in controluce, immagine in negativo
dispositivo verbale per la caduta dell’animale. Anche
l’aria ha una forma che fa paura che non è astratta se vista da
noi, una tenuta del suono che dimentichiamo se
preso per mano, un gesto svelto un po’ fuori tempo che
svela l’ipotesi che non abitiamo, la nostra mancanza di
vista la mia la tua mancanza di vista, la forza imperante della
terrena pittorica immaginazione.
Distesa nella roulotte la sua pelle vive d’insonnia si tatua come
una rosa di macchie violacee, non imposte non provocate non
derivate, indifferente è l’origine non è provenienza la
libertà, è bella di una bellezza che viene da prima di sé, prima
di sé dipende dipende soltanto di sé.
Amelia ti esce dagli occhi e dal cuore senza saperti guardare
ti guarda e forse ti parla ti chiede di non fare rumore di non
ascoltare il rumore.
Amelia nuda e distesa nella roulotte è un immenso paesaggio con
ossa, vita che vive senza ornamenti di necessari ornamenti.
Di necessari ornamenti di variazioni a catena si nutre
l’’appartenenza, è paura che fuga la commozione, un pianto
ancestrale, diviso in quadrati mattoni prima di darsi
alle fiamme prima di darsi alla luce prima di farsi feroce
ammissione di colpa e di identità.
Se si resta si resta nel fiume del pianto franto con
intenzione, nel trasporto s’ insegue il processo divino che non
conosce che non dice il tuo nome, il godimento sonoro che
avvera in preghiera il nostro bisogno di povertà il nostro
bisogno di privazione il mio il tuo bisogno di una
completa sterilità.
Se si resta si resta di umanità elevata al cubo, illibata e perduta,
di santità illibata e perduta, di una caduta di tono di una caduta di
luogo di una caduta di spazio scambiate per verità, scambiate
per te e per me piantate come un coltello nel verde mare
della differenza del cuore.
Se non riesco a parlare se non riesco a parlarti se non riesco
a parlarmi perché continuare a.
Lella De Marchi è poetessa, scrittrice, performer.
È laureata in Lettere Moderne con indirizzo in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi di Bologna. Ha seguito laboratori di Scrittura Creativa e Sceneggiatura Cinematografica a Roma con Andrea Camilleri e Ugo Pirro, a Pennabilli con Tonino Guerra, i corsi di Lettura ad Alta Voce con Lucia Ferrati e il laboratorio di teatro con Giuseppe Esposito a Pesaro, il corso per autori di canzoni di Francesco Gazzè.
Ha pubblicato due libri di poesia: “La spugna” (Raffaelli, 2010) con prefazione di Renato Martinoni e “Stati d’amnesia” (LietoColle, 2013), con un saggio di Enzo Campi e nota di lettura di Maria Lenti, e due raccolte di racconti: “Racconti Nove” (Albatros 2007) e “Tutte le cose sono uno” (ProspettivaEditrice, 2015), vincitore del Premio Braingnu, con prefazione del giornalista Rai Giancarlo Trapanese.
Ha ottenuto sia con l’edito che con l’inedito molteplici premi in concorsi nazionali ed internazionali. Suoi testi compaiono in antologie di poesia contemporanea, in riviste e blog specializzati su internet.
Organizza e partecipa ad eventi di poesia e narrativa, festival, reading, poetry slam in tutto il territorio nazionale. Con la collaborazione del chitarrista Alessandro Buccioletti e con testi tratti dall’omonimo libro di poesia ha realizzato il poetry –reading & percussive guitar “Stati d’Amnesia”, insieme alla ballerina Maddalena Belmondo la performance di poesia e danza “PoesieInMovimento”, con
È membro di giuria di diversi premi letterari nazionali (Premio Città di Cattolica, Premio Città di Fermo, Premio Città di Porto Recanati).
Collabora con la rivista “Versante Ripido” scrivendo recensioni a libri di poesia.
Attualmente sta lavorando al suo terzo di libro di poesie, la cui uscita è prevista entro il 2016 ed allo spettacolo/performance tutta al femminile “Tutte Le Cose Sono Uno – Poesia In Forma Di Band”, con testi tratti dal suo ultimo libro di racconti.
Nel 2012 ha ottenuto il secondo posto al Premio Lunezia, Sez. Autori di canzone con il testo “Imperfetto”.
Notizie aggiornate si possono trovare all’indirizzo del suo sito personale: www.lellademarchi.it