Poetici coinvolgimenti
Con “Antalgie”, Francesca Monnetti propone un componimento davvero intenso nelle sue quasi aforistiche forme.
Già all’inizio, la pronuncia
“esterno uguale interno”
induce a riflettere sulla pregnanza di un senso che non corrisponde al significato logico di termini che nel linguaggio ordinario appaiono contrapposti, ma che
“di specie sinuosa
isomorfa estrosa”
bene convivono in condizione di uguaglianza nella poesia in esame.
Più avanti, la poetessa riesce a sorprenderci con una sequenza in cui il dato esistenziale, richiamato dalla parola “vivilo”, riguarda un vuoto da considerare nel suo integro emergere:
“vivilo … il vuoto
non sfumarlo”.
Più oltre, con
“per un po’ … per combinazione
in variazione … ti riconosco”
Francesca mostra come non sia certo la rigidità fisionomica a consentire il riconoscimento: ossia come, nel suo vedere, l’affiorare d’immagini ed emozioni si combinino per via di una sorta di sinfonico ritmo capace di risvegliare sensi di familiarità.
Suoni, colori, odori, figure, non sono per la poetessa singoli aspetti definibili in maniera risolutiva, bensì veri e propri ingredienti di circostanze non esauribili dalle parole: fino a qual punto possiamo dire la nostra vita?
Questa mi pare la domanda sottesa all’agile versificazione di “Antalgie”.
Domanda che, forse, trova risposta nei versi
“tra caos e caso
un ordine esce”
pur viene a deporsi
… materia e forma
ritornano a sé”.
Versi proposti con l’immediata semplicità di chi considera talmente naturale ciò che dice, da riuscire a farlo avvertire normale anche al lettore.
Siamo al cospetto di un idioma tendenzialmente coinvolgente?
Quello poetico lo è sempre.
Da “Antalgie”
In-compiuta
più netti
vanno resi i contorni
mentre tendono
e flettono ancora
le linee dei corpi
i dintorni
più non dilatano
i volti dentro
non sformano
i pezzi dell’essere
... pur sempre
dimorano in te
or su dunque
sia fatta pulizia
nel mio nido ...
... si diradano
i dettagli
sfocano in ombre
tratti di-visi
risorti ricorrono
altrove si fondono
sedimentano
in me
scarno ... congruo
il quadro
nello specchio
rotondo
tra caos e caso
un ordine esce
pur viene a deporsi
... materia e forma
ritornano a sé.
Francesca Monnetti è nata a Firenze dove ha compiuto studi in ambito filosofico-morale. La sua prima raccolta, “in-solite movenze”, finalista al “Montano” 2008, è stata pubblicata da Cierre Grafica l’anno seguente. Una sua silloge inedita ha vinto la IV edizione del Premio Sergio De Risio nel 2010. La sua poesia è stata presentata nel sito blanc de ta nuque da Stefano Guglielmin. Una selezione di suoi testi poetici inediti è uscita on-line su “Arcipelago Itaca”.