La perizia metaforica che sostiene il testo lo connota pur nella molto particolare struttura dialogica.
Una delusa attesa di vita concentra e addensa questa poesia, la sua necessità di dire, la sua libertà espressiva.
Nel circuito della significazione, in entrambi i versanti delle voci, il testo di Adelio Fusé è orientato sia al racconto che a una simultanea introspezione. Dice insieme il fatto e il pensiero che ne consegue, come nella chiusa della terza strofa:
“e via franando fino all’irriducibile /
il punto che ci dipana ma mai si tocca / e luce non getta”.
Come cadere nel buco nero di un sé inconcluso, dentro una confusa massa.
Ma tutto, in questa come in molte storie che raccontano deglutite amarezze, si scioglie nella piega finale, a tratti dolorosa, per altri versi ironica, dolcemente meditativa, della voce-pensiero che osserva senza aspettative ma irriducibilmente “qualunque transitare che più non passa”.
***
all 'epoca le ore mi avevano assegnato
alla costa dove il mare sbraitava
a dispetto dei miei gemiti assenti:
nell 'entroterra un altro vento volava
e fustigava e smembrava
"e tu che sei il veterinario si guastano mai
dimmi i denti ai cavalli?"
lui un autografo nella posa consueta
smerciò sorrisi lieti oppure così lunghi
che parevano marci sollevando nuvole
da gran fumatore (sigari dozzinali
a giudicare dall'odore)
"perché ecco vedi" si recitò saggio svagato
e informale "occorre circoscrivere
le domande e la tua nulla da eccepire
è localizzabile nella bocca
di provenienza - la tua -
e nella bocca equina che nomina:
un esempio uno soltanto pari
a incalcoabili altri
oh! io sono confusa massa ma il senso
è che questa piana qui intorno si riduce
per mia volontà alla porzione che io occupo
in definitiva all'effetto e alla causa nel ristretto:
ragiono e m'impunto su scale minimali
e via franando fino all'irriducibile
il punto che ci dipana ma mai si tocca
e luce non getta
(e oggi ti prego di credere non ho bevuto
un goccio forse finalmente dovrei
anche più d'uno in verità
da bagnarsi con gli spiccioli
ultimi: lo si afferra per la coda - ridi perdio
alla coda del goccio! - come il rinomato treno
o medium qualunque transitante che più non passa
insomma accostiamo i bicchieri amico transfuga
noi delicati e inconclusi non ancora spacciati)"
Adelio Fusé è nato in provincia di Varese nel 1958, vive a Milano e lavora nell’editoria. Ha pubblicato saggi su Sade, Kafka, Sartre, Handke, Eno (Cd-Book Auditorium-Materiali Sonori, 1999), un romanzo (North Rocks, Campanotto, 2001) e i libri di poesia Il boomerang non torna, Book Editore 2001; Orizzonti della clessidra distesa, Book Editore 2005; Canti dello specchio bifronte, Book Editore 2009; L’obliqua scacchiera, Book Editore 2012; segnalati al Premio “Lorenzo Montano”, 2004, 2006, 2009, 2013). Testi sono apparsi su riviste ("alfabeta", “Atelier”, "Auditorium", “Il Segnale”, "La Ginestra", "Legenda", "Lengua", "Sonus", “Tratti”) e online (“Carte nel Vento/Anterem”, “Poetarum Silva”, “Vico Acitillo 124 – Poetry Wave”). Ha fatto parte della direzione di "Legenda" (Tranchida, 1988-1995). Collabora con artisti e musicisti (libri d’artista, installazioni, performance). Ha ottenuto un riconoscimento speciale al “Premio Riccione per il teatro" (1981).