La carne, in Paolo Gentiluomo, è non solo la predella da cui erigere lo sguardo verso l’altro, ma è l’orizzonte speculativo stesso. Come dire: mezzo e scopo della conoscenza. Se nell’intuizione aristotelica, mente e corpo sono indistinguibili, in Gentiluomo, il corpo si percepisce con i sensi, s’interpreta attraverso le sue azioni. Il corpo si apre, così, a un’interpretazione combinatoria pressoché infinita rispetto al dato finito: tant’è che delle donne incontrate nessuna descrizione, benché finita nel tempo, può terminarne esaustivamente la definizione, determinarne l’essenza. E, dunque, per Gentiluomo si deve considerare solo il corpo: “in tutto ciò lo spirito non alberga da nessuna parte, non entra neanche in gioco, è solo soffio e alito pesante”. Anche quando il prelievo da opere appartenenti alla tradizione in qualche modo dirotta il discorso, attraverso consolidati stilemi, inevitabilmente, l’oggetto è sempre il corpo e soprattutto non vi si apre mai un’asola di incertezza o mistero che indichi una prospettiva di tipo metafisico: “quel dente che mi fére ad ora ad ora le tumidule genule, i nigerrimi occhi mi risana ancora il desir troppo ingordo”o ancora “s’io avessi le lingue mille a mille e fussi tutto bocca e labbra e denti”. Come a dire non si esce da questa sfera, non si esce dal corpo se non mentendo. Corpo: gabbia e strumento di saturazione, oggetto limitato, ma permutante, ove quel che varia è la ripetizione, con la diversa collezione che se ne può ottenere. E, in questo senso, particolarmente vicina appare la poetica di Gentiluomo a quella beckettiana, dove la descrizione delle sole azioni è affidata a una descrizione geometrica: “un corpo spostato, rallentato, con omissione di un fumo che offusca, con omissione di una curvatura, e anche gli angoli non sono stati detti”. Come l’autore stesso afferma, tale operazione di ricalco è parallela alla doppia natura umana/divina di Cristo, e, infatti, in molte parti della silloge ritorna spesso il prelievo dai testi evangelici, impegnati come sono nella resa di tale duplicità, quasi un confronto preferito rispetto ad altri per il poeta. Ma vogliamo anche segnalare un’attenzione ai codici artistici, citati nel testo in quanto oggetti, corpi fra altri, e la vena ironica sempre presente, che se non assurge a rovesciamento delle verità veicolate dal potere, vale però come costante segnalazione di campo minato.
Dalla sezione “Il mio cuore è il tuo porcile”
v. il mio cuore è il tuo porcile
...quel porcile del mio cuore
come me lo sono ridotto!, un tumore
strappato coi denti, annusato e ansante,
un tumulto senza più accenti,
cumulo di parole lasciate sole
senza la bocca che le ha scoccate...
vi. caracollo
*
le mani ecco
l’attività febbrile delle mani le mie mani
che piegano gli abiti e li ripongono al loro posto
la questione dello stare al proprio posto
ruoli le mani
hanno il compito di non dare tregua al mondo
una di lavare l’altra senza scampo le mani
meglio averle morbide per petrti carezzare eppure...
*
le mani riportano ferite
in gesti presi da qualche parte
e riportati al volo sul corpo
venti coltellate forse ventuno
le mani sono state loro a infierire
le mani carnefici
hanno confezionato con abilità
il vestito della morte la cassa la tomba
mani diverse hanno preparato tutto come si deve
e le mani hanno posto fine ai battiti
mani incuneate nel cuore
per sottrarne una libbra
a me sembra fossero trenta trentatrè le coltellate
amano vibrante o forse confondo con altri ferimenti letali
eppure...
Paolo Gentiluomo suonò musica industriale coi TamQuamTabulaRasa (tapes-cd). Coordinò con Berisso, Cademartori e Caserza il collettivo di pronto intervento poetico Altri Luoghi. Partecipò al Gruppo 93. Danzò in Danze minute e sTANZe della coreografa-danzatrice Aline Nari. Lesse in feste, festival, gallerie, radio, chiese sconsacrate, monasteri, musei dell'attore, teatri, ex-macelli, varietà patafisici da lui stesso confezionati. Pubblicò Novene irresistibili (Periferia, 1995), Catalogo (Zona, 1998), il manualetto per ragazzi Poemificio (D'If, 2003), Dice con quanti denti quest'amor ti morde (Mazzoli, 2005, finalista al Delfini), La ragion totale (Zona, 2007, finalista al Tassoni 2008, segnalato al Montano 2009), il romanzo Lo smaltimento (Round Robin 2010), Manuale Portatile per la Devozione del Fertile Gaudio (Sartoria Utopia, 2012 e 2015).