Antonio Bux, in questa come in altre precedenti opere, sviluppa i suoi testi in forme diverse, fisicamente avvicinate per area concettuale, che risultano tra loro complementari e convergenti ad illuminare in suoi sistemi caotici della percezione.
I versi in corsivo, alti, evocativi, potenti per introdurre o, a volte anche per chiudere un campo di indagine, quasi a misurarne valore e universalità, come scrive proprio all’inizio: “La memoria/si genera/per ombre,/e solo conserva/il suo lato/retrostante”.
Le prose poetiche, il cui inizio colloca e definisce con un ritmo da cantilena breve che poi mano a mano si allarga e si riempie di strappi e crepe seguendo l’articolarsi e deteriorarsi nei suoi stadi più disgregati di un qualsiasi sistema complesso sottoposto a percezione.
Le poesie, in cui avviene la vera narrazione del corpo del soggetto, a volte in versi lunghi e inaciditi, altre con verso breve e più lirico, sempre e comunque musicali, concettualmente quasi –e ribadisco “quasi”- circolari, spesso con una piccola “fuga” finale priva di redenzione.
Una scelta precisa e obbligata dalla complessità e irriducibilità dell’oggetto dell’indagine poetica.
Dalla sezione “Scotomi”
Da Smistamento dell’invisibile
***
“Sono le vecchie pose
che rimangono accese
come a contrastare l’ombra,
la forza oscura arrugginendo
l’origine nell’ossidazione
di una fiamma primitiva”
Di tutto un fascio che avvolge
vi è sempre un filamento più teso
che avanza per sé, e da solo riprende
il peso che unisce – ma poi si ferma
a piegare le entrate, le distende sui lati
e si spezza da sé, come la memoria:
continua il ritaglio per stringersi ancora.
Dalla sezione “L’inversa voce del respiro”
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“Dell’acqua su più strati, curva anomala
o solo onda senza ritiro, una marea
che già è furia prima di erigersi,
rovescio del luogo nel luogo riflesso”
Se un dipinto muove i luoghi,
li contiene in un acquerello,
allora l’effimero vive il disegno,
non la base reale, né la sostanza
dove prevale l’affanno invisibile,
come fluttuando nel pastello lucente
quando un dito ripercorre l’universo
- e dentro un confine d’ombra lo cancella –
nell’introspezione visiva custodisce l’addio.
***
“Dunque: somigliarsi allo specchio
prima ancora che il vuoto disegni
la forma a svanire, l’immagine
più ostile, quell’altro che rimane”
Nel bianco sporco della pagina
smacchia la lavanda del pensiero:
si stende invano sul dorso del foglio
e all’inverso produce
il chiarore, la luce insicura
nel tramonto della parola.
Antonio Bux (Foggia, 1982). Vive tra la Spagna e l’Italia. Suoi lavori e recensioni sono apparse in numerose antologie (tra le quali piace citare A sud del sud dei santi – Sinopsi, Immagini e Forme della Puglia Poetica. Cento Anni di Storia Letteraria (a cura di Michelangelo Zizzi, LietoColle Editore, Faloppio, 2013); InVerse 2014/15 - Italian poets in translation (a cura di Brunella Antomarini, Berenice Cocciolillo e Rosa Filardi, John Cabot University Press, Roma, 2014/2015); Poeti della lontananza (a cura di Sonia Caporossi e Antonella Pierangeli, Marco Saya Edizioni, Milano, 2014), e sulle pagine culturali dei maggiori quotidiani nazionali (come Corriere della sera e L’Unità) oltre che in diverse riviste (tra le quali Italian Poetry Review, Poesia, L’Ulisse, La Manzana Poética, Hyperion) e lit-blog (come La dimora del tempo sospeso, Nazione Indiana, Poesia 2.0, Otra iglesia es imposible) sia nazionali che internazionali, dato che molti suoi testi sono stati tradotti in spagnolo, francese, inglese, catalano, tedesco, rumeno e serbo. Ha curato la traduzione del libro Ventanas a ninguna parte (Gattomerlino Superstripes, Roma, 2015) dell’autore spagnolo Javier Vicedo Alós, oltre che la traduzione di testi scelti di autori tra i quali Leopoldo María Panero, Julio Cortázar, Dário Jaramillo, Álvaro García, Antonio Cabrera, Jaime Saenz, Pere Gimferrer, Pedro Salinas, Vicente Aleixandre, Samanta Schweblin e tanti altri ancora. È autore dei libri Disgrafie (Poesie 2000-2007 e altre poesie) (Edizioni Oèdipus, Salerno-Milano, 2013; libro vincitore della XXXVII Edizione del Premio Minturnae Poesia Giovane “Ornella Valerio”); Trilogia dello zero (Marco Saya Edizioni, Milano, 2012; libro finalista per l’opera edita alla XXVII Edizione del Premio Lorenzo Montano); Turritopsis (Di Felice Edizioni, Martinsicuro 2014); 23 - fragmentos de alguien (libro scritto direttamente in spagnolo, edizione bilingue; Ediciones Ruinas Circulares, Buenos Aires, 2014); Sistemi di disordine quotidiano (Achille e la tartaruga edizioni, Torino, 2015). È risultato vincitore del premio Iris di Firenze nel 2014, e finalista al premio Poesia di strada, sempre nello stesso anno. Collabora con diversi editori e scrive per alcune pagine culturali sul web. Gestisce il blog Disgrafie (antoniobux.wordpress.com) e, per le Marco Saya Edizioni, la collana Sottotraccia.