Grande Nebbia. Palude. Crisi.
Giovanni Guanti sembra registrare una generale sfiducia nelle righe oziose di linguaggi sdrucciolevoli come pioli infangati che s’inabissano nell’insignificanza .
Eppure disseminati nel testo non mancano vocaboli che esprimono una residua positività del dire, una versione potabile della parola che, dunque, risulta elemento/alimento capace di ricatturare (…) riflessi di oro sporco e altri colori/sapori.
E’ un’alternanza di voci che ammettono un intatto fascino della discesa fino alla riva di un fiume (un fiume di parole?), che si autosospendono perché la scena o lo schermo non erano più visibili al pubblico (dunque niente era più rappresentato), che vivono e rivivono di molteplici interessi ( inverni messicani compresi ), che, forse malate, respirano arie fetide chiazzate con giallo.
Grande Nebbia come una complessa partitura immaginaria ( altra diversa aliena estranea ), per chitarra e strumenti vari, che, dopo ogni esecuzione, chiede di essere suonata ancora.
BIG FOG
prosimetro trilingue n. 13 per voce recitante e chitarra anche immaginaria
non pubblicabili? grazie per l'invito a stamparmeli in proprio
visto che oggi è così economico
resta intatto il fascino della discesa fino alla riva di un fiume qualsiasi che non irrìga giardini tagliati in quattro spicchi né abbraccia come il Pishon l'edenica terra di Havila ricca di philosophicum aurum
e resta inspiegabile l'incanto del ricongiungermi ai mucchi d'erba putrida protesi sull'acqua avanzando tra le ombre delle chiatte da ghiaia tratte a riva se ce ne sono
catabasi tra i relitti della Rivoluzione industriale
smog = nebbia + fuliggine sive Laborintus
quasi laborem habens intus boreali zuppe di fumo e anidride solforosa eruttati da ciminiere e marmitte finché l'oro autentico non si riaccumulerà in versione potabile
vede lo ammette anche lei sono righe oziose e poeti ce ne saranno sempre troppi
ma con la crisi incombente l'editore piccolo e virtuoso è a rischio d'estinzione
seppure immerso a bagnomaria cautelare nella prosa dickensiana: “At such times almost all the senses have their share of trouble. Not only does a strange and worse than Cimmerian darkness hide familiar landmarks from the sight, but the taste and sense of smell are offended by an unhallowed compound of flavours, and all things become greasy and clammy to the touch”
venerdì e giorni ancora più neri a raffica collassi ulteriori mai
definitivi quanto durerà questa crisi? amico ha mai sentito parlare
della Guerra dei Cent'anni? non c'è più trippa per gatti
tranquillo non me ne cruccio sono un po' certosino
vesto fumo di Londra a prescindere
God save our souls e se può anche queste croste di vita sul fiume deprezzate dagli intenditori miraggi di pittori della domenica risarcitori di più buie giornate viavai sull'acqua di fascine pecore sacchi di iuta anche gondole all'attracco di fondamenta sotto piazze rischiarate da fiaccole e paludi costiere a difesa di indecifrabili città – sarde? maremmane? – in primo piano scortecciatori di sughero e carbonai (non bruciatori di carbone ossia falsi alchimisti)
ci vorrebbe Lucrezio che cantò la peste di Atene del 430 avanti Cristo per condensare la Killer Fog del 1952 in versi degni delle – chi dice 4000 chi 12000 – vittime
days of toxic darkness
days of choking cloud
da comporci una ballata country ecologicamente impegnata
Lei non è uno sprovveduto lo vedo dal curriculum
Vede male bene vedeva invece carloemilio
distinguendo povero Cristo dal poverocristo
in ciascuno di noi poeta o meno
secondo i più recenti studi
ma statistiche e bilanci non sono adamantini
bensì sdrucciolevoli come pioli infangati che s'inabissano nell'insignificanza
a Londra tra il 5 e il 9 dicembre 1952 colarono a picco nella bruma legioni di povericristi poi risarciti dal Clear Air Act del 1956 con restrizioni severissime all'altezza dei camini e la deportazione forzata degli impianti industriali più inquinanti extra moenia
nulla salus eppure sono contento d'averli visti quegli sgorbi da quattro soldi e anche il Tevere itterico per il troppo fango che serpeggia sempre amabile per quanti danni abbia fatto dai tempi di Lucrezio a oggi
CE MANCA TUTTO NUN CE SERVE NIENTE OKKIO!
mirabilmente loquaci mura di Roma anche contemporanea
Si usa ma non si getta se non nella mischia maschia
delle cose profonde penetra il fondo e alle più superficiali
accarezza il pelo traslucido
nel caso probabile di nuove crisi ne uscirà
diversa altra aliena estranea e più forte la poesia che sa
imporsi necessità e priorità: ricatturare i flussi e riflussi incontrollati di oro sporco e stroncarne gli scambi transnazionali malavitosi anche se
non mi lascia una flussione le parole proferir
si giustifica sempre così il servo furbo ingozzandosi spudoratamente
Leporello (mangiando e bevendo di nascosto)
(Questo pezzo di fagiano,
Piano piano vo’inghiottir)
Don Giovanni
(Sta mangiando, quel marrano!
Fingerò di non capir)
e poi mi scusi professore a chi vuole interessi (soprattutto se legge
preferibilmente poesia) quanto segue per esempio nel prosimetro
quindicesimo dopo il crack dell'inverno 1994-95
metà dei messicani precipitò sotto la soglia della povertà? Sbaglia.
Ci interessiamo proprio di tutto. Inverni messicani compresi
inversions are frequent on winter nights
soffiai il naso il fazzoletto si riempì di fiocchi di neve nera
after the ground has cooled down
respiravo aria fetida chiazzata di giallo
so much that it begins to chill the air closest to it
aspiravo una condensa di particelle di catrame
causing mist to form as water vapour precipitates on dust particles
avanzavamo a tentoni rasente ai muri
breathing in acid aerosol irritated the bronchial tubes
le Autorità intimarono bambini a casa per non smarrirli
acid aerosol produced large amounts of mucus
concerti rappresentazioni teatrali e proiezioni cinematografiche furono sospesi
perché la scena o lo schermo non erano più visibili al pubblico
lo sai anche se non lo ammetterai
mai e poi mai anche se non stamperai assonanze
da poco come queste che disciplinatamente restano
al loro posto per mia scelta e mia massima colpa
costi quel che costi nell'altrui giudizio
che non mi costa poi nulla sì sì che lo sai
se gli architetti del sistema finanziario avessero costruito una casa sarebbero stati trascinati in giudizio per negligenza e gravi vizi di progettazione le strutture portanti crollano e come sempre avviene le macerie travolgono i povericristi che hanno l'unico torto di trovarsi là sotto
me ne resto dunque dabasso al mio posto
che chiaro non è ma chiara mente
mira al cuore di tutto mirando anche a Te
Giovanni Guanti, (Roma 1952) dopo gli studi classici si è laureato in Filosofia teoretica con il massimo dei voti e la lode all'Università di Torino nel 1976 sotto la guida di Sergio Givone; parallelamente ha svolto studi musicali nei conservatori di Alessandria Milano Perugia e Firenze, diplomandosi in musica corale e direzione di coro (1978) e in composizione (1982).
Titolare della cattedra di Elementi di Composizione per Didattica al Conservatorio “Antonio Vivaldi” di Alessandria dal 1980 al 2005 e professore a contratto di Estetica musicale e varie altre discipline musicologiche presso le Università di Perugia e Pavia (sede di Cremona), dal 2005 è professore associato di Storia della musica all'Università di Roma3, idoneo dal 2014 all'ordinariato.
Nei suoi scritti si è occupato prevalentemente di filosofia della musica, di rapporti tra quest'ultima e le altre arti, di autori quali Tartini Beethoven Schumann Busoni e Cage.