Unibili latenze
Con "Disunite latenze", Enzo Campi presenta un articolato componimento che, con raffinatezza, coglie appieno l'enigma dell'umano esprimersi.
Riuscire
"a urlare il senso dell'attesa"
sembra, più che un traguardo da raggiungere, un desiderio insoddisfatto.
Il ripetitivo linguaggio quotidiano e l'immediato urlo entrambi falliscono?
Il tono complessivo induce a propendere per una risposta volta a porre in evidenza se non proprio l'ineluttabilità, almeno la ricorrente possibilità di tale fallimento: la sconfitta appare perciò all'ordine del giorno.
Oltre all'idioma quotidiano e all'urlo, tuttavia, esiste un'ulteriore forma di comunicazione, quella poetica: a quest'ultima pare appellarsi il Nostro per via dello stesso svolgersi di un ritmo che richiama con assiduità un quid facendolo vivere quale esigenza insopprimibile.
Facendolo vivere, dunque essere, tramite una lingua intensa, molteplice nei suoi aspetti, capace di porre nel giusto risalto non insignificanti echi e riflessi di certe "disunite latenze", in grado, insomma, di risultare all'altezza di ardui compiti espressivi.
"Quali fasci di fibre slabbrate
dobbiamo ancora immolare
al peso del verbo?"
resta un interrogativo privo di risposta logica che Enzo Campi riesce, se non a sciogliere, ad avvicinare, con accostamenti sensibili, partecipi, volti ad aderire a una condizione, più che a tentare di spiegarla.
Una feconda tendenza a rapportarsi all'enigma, davvero.
Per disunite latenze
Quali ibridi di sema
laviche implosioni e disincanti
si aggirano circonvolando
i margini di questo bianco
da cui tracima il seme
della programmata apocalisse?
Si direbbe perpetuo
il moto della sapida spuma
che deterge e ricopre le nude caviglie
nell’andirivieni delle alghe
che narrano di un mondo sommerso
in cui rendersi all’evento del silenzio.
Si direbbe immoto il passo
che si offre al circolo
e cerca l’algida pietra
espunta dall’arco primigenio
che un tempo designava l’accesso
per carpirne la radianza e il riflesso.
Per quanti ascessi
dobbiamo ancora differirci?
Quali fasci di fibre slabbrate
dobbiamo ancora immolare
al peso del verbo?
Quante sfumature di luce
da attraversare
prima dell’abbacinamento?
Si difetta la parola
e giunge tronco il suono
l’occhio cieco
si consegna all’erranza
e guida la mano
a incidere il segno
dell’amigdala
nell’incauto solco
che divide la duna
dall’oasi in cui vanirsi
all’avvento dell’inconosciuto.
Non è viltà
quella che mi spinge
a praticare le anse al limite
non èfollia
frequentare ambedue le rive
dell’aporia
né ribadire carta su carta
e rilanciare tre volte la posta
in fiumi d’inchiostro
può alleggerire la soma
delle bordature
in cui inscriversi e quietarsi.
Se l’eco dell’utopia si affievolisse
se le formiche cessassero
di sfilare in processione
sul nudo costato
tatuato dall’incedere del tempo
se la violenza d’una lingua
che non può appartenere
all’incoscienza dell’immediato
urlasse la sua innata mancanza
se la foga del nostro inesausto girovagare
ci costringesse al riposo
sotto quell’arco di duro granito
riusciremo forse
a urlare il senso dell’attesa
soffiandone l’essenza
come un grano di sabbia
dal palmo di una mano
che svanisce nel momento stesso
del suo più intenso splendore.
Enzo Campi. Nato a Caserta nel 1961. Vive e lavora a Reggio Emilia dal 1990. È presente in alcune antologie poetiche. È redattore dei blog letterari La Dimora del Tempo Sospeso e Poetarum Silva. È autore del saggio filosofico Chaos Pesare-Pensare scaricabile sul sito della compagnia teatrale Lenz Rifrazioni di Parma. Ha pubblicato per i tipi di Liberodiscrivere Edizioni (Genova) il saggio filosofico-sociale Donne – (don)o e (ne)mesi nel 2007 e il saggio di critica letteraria Gesti d’aria e incombenze di luce nel 2008. Nel 2009 ha pubblicato per BCE-Samiszdat (Parma) il volume di poesie L’inestinguibile lucore dell’ombra. Sempre per lo stesso editore ha curato una postfazione in Collezione di piccoli rancori di Lara Arvasi e l’antologia di prosa e poesia Poetarum Silva. Nel 2010 ha curato una postfazione in Di sole voci di Silvia Rosa (LietoColle – Como) e pubblicato il poemetto ipotesi corpo (Smasher – Messina). Dal 2011 dirige la Collana di letteratura contemporanea Rasoi e cura il Premio Letterario Ulteriora Mirari per conto delle Edizioni Smasher.