Non chiusa la costruzione frasistica, le proposizioni restano in sospeso, aggettanti, sporte nel vuoto creato dal mancamento non solo della volizione, ma della stessa possibilità di costruire definizioni, mentre realtà di conseguenza resta altrettanto drammaticamente sfilacciata. E’ naturale che una simile forma utilizzi costrutti ipotetici, gerundi, ripescaggi lessicologici, tempi verbali genericamente non accordati al soggetto, i quali solo stratificandosi costituiscono la pur solida base d’appoggio con cui affacciarsi nel baratro. E così ecco individuato immediatamente anche il soggetto della silloge “Amarore”, Kolibris Edizioni, 2009, che Alessandro Ghignoli ci consegna: il linguaggio. Indagare il linguaggio attraverso il linguaggio non ci appare certo paradossale. Già Wittgenstein ci aveva avvisato: dal linguaggio non si esce. E, dunque, il lavoro di Ghignoli si pone su questo illustre binario. La ricerca di altre modalità di dire, che si aprano alla complessità, che accolgano il paradosso, che non fuggano dinanzi all’impossibilità di chiudere il cerchio con un pensiero lineare, pur senza eludere il tentativo razionale di fissare possibilità e limiti dello strumento linguistico, costituisce l’essenza del testo poetico di Ghignoli. Vi è, comunque, un sapore amaro, che fa virare anche il senso primario nel titolo, a dirci che l’operazione non è indolore e forse non ha nemmeno un esito ascrivibile pienamente all’area del risultato positivo: “delle immaginazioni dove la lingua s’affatica / dove la fine è già avvenuta”. Certo, il dubbio s’installa insieme al rimpianto e all’inefficacia delle proprie azioni. Inevitabile stallo per chi rifiuta così strenuamente balaustre e appigli fino a dubitare persino del linguaggio quale strumento veritiero e rispondente per costruire la propria moralità. Il balbettio del dire, c’è poco da fare, è comunque l’unica cosa che almeno possiamo registrare e consegnare a noi stessi e agli altri.
dalla sezione Tristizia
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si potrebbe pensare e detto questo
è già in ritardo la parola il suo valore
oramai di ragionare di questioni
di mirabili cose di mancati incontri
di tutto il procedere normale dal principio
al principio ancora per dire ciòche il coraggio
dubita di una partita tua di un gire nostro
per le strade de la mente nell’incontro
delle immaginazioni dove la lingua s’affatica
dove la fine è già avvenuta
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nella verità si nasconde la cancellatura della frase
nel davvero della parola quasi pronunciata
il richiamo per conoscere l’intenzione il cercare
per vedere i piùpiccoli movimenti delle labbra
sul fiato è spento il perdono il suono
la vocale scivola piano
senza emettere nota o dono musicale
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di viaggio si tratta alla resa dei conti
alla fine superare i dove le luci
tra taverne e fantasmi all’incrociare
occhi parole usanze tralasciamo
le critiche sentenze le minime pagine
nell’altrove trovando un vantaggio ora
nell’ora che pianamente ricovero al ricordo
al rimpianto al poco mio aver dato
dalla sezione Amaritudine
evento 5
tutto di tutto sento e in tutto mi pento
dalla rabbia dal pensare che non èricordo
ché memoria non èstoria forse sabbia
dentro il dentro un foro da dove da come
ogni tanto ogni quanto èconcesso errare
nell’evento sul bordo o solo da solo nel centro
perché di presenza presente ne la rinuncia
rasento il passante pendente paesaggio
in chissàquale coro quale ovunque
mi credo altrove anche fuori
anche fosse ancora
dalla sezione Predicamento di me
prima descrizione
delle infinite volte a me dicendomi
di parlare l’italiano senza accento
e lasciare il dialetto da me usato
soggiogato da un io al mio volere
creduto di saperne di lettere di plurali
di subientivo e gerundio e coniunzioni
e tutti i resti d’avverbi che di mia vita
mi feci in costruzione o mi disfeci
Alessandro Ghignoli è nato a Pesaro nel 1967. Ha pubblicato le raccolte di poesia La prossima impronta (Gazebo, 1999) e Fabulosi parlari (ivi, 2006). Ha curato e tradotto numerose edizioni di poeti spagnoli, ispanoamericani e portoghesi all’italiano. Codirige i “Quaderni di poesia europea” (Orizzonti meridionali, Cosenza) ed è redattore della rivista “L’area di Broca”.