“Controcanto di giornata”
Cronaca in versi del settimo appuntamento della Biennale Anterem di poesia
Sabato 5 dicembre 2009
di Carlo Penati
la parola abbonda
abbandonata nell’aria
Stefano Baratta, La parola nella psicoanalisi
i nomi di Jung ho chiamato a raccolta
conclamanti forme dell’anima
per pronunciare la parola indicibile
che la psiche crea a ricrea
adattando e riorganizzando il mondo
anima-madre eccede,
soffocanti abbracci
invadono il conscio
anima-donna rivela il simbolo
e nell’archetipo profondo
traccia impronte che svelano
il sentiero dell’ombra
dove le parole affiorano
gravide di ogni senso cercato
Trio musicale: Stefano Baratta, Stefano Benini, Andrea Tarozzi
scivolano suoni a risvegliare
gli animali quieti dell’anima
turgidi risvolti dei ritmi spezzati
nel jazz regolatore d’influssi
l’emozione ondeggia negli specchi
dei flauti che tessono e ritessono
sul moto estenuante del piano
lasciami scendere senza freni:
l’arrivo è solo un abbraccio
e riparte il cuore palpitante
dal silenzio
che cosa sale dal fondo dell’anima?
o il suono confonde i piani
e non mi avvedo di quanto scende
palpitando nell’inconscio?
scende e sale in appassionata danza
gioioso battere di tasti in sequenza
che parlano voci lontane
evocando dai fiati risposte di memoria
ingenui scambi di ruolo
all’apice il rigo s’arrotonda
e solleva e risolleva la passione
insisti sulle corde già tese,
continua il sentiero dell’accordo
scomposto e ricomposto ad libitum
come accarezza il flauto la soglia
di stanze profumate ed assenti
Rosa Pierno e la poesia di Rinaldo Caddeo
l’ombra avvolge a poco a poco
che strano gioco il suo impalpabile movimento!
più mi ricopre e più nasce conoscenza
più è oscuro il giorno
e più la parte chiara di me affiora
stende una patina di luce
proiezione di leggera sostanza
Rinaldo Caddeo
sostanza oscura è l’ombra
sorella muta che accompagna
nella sua pretesa insistente
ogni passaggio di vita
un corpo che non proietta ombra
è la figura nitida del passato glorioso
laddove implode ogni conclusione
e l’epilogo consegna
mani piedi e sangue
all’alfabeto della nostra vocazione
Rosa Pierno e la poesia di Mauro Germani
superstiti parole s’affrettano
nelle strade e negli odori
tra ricordi e sogno
dove morti e vivi si susseguono
nel prendere e strapparsi la parola
solo negli altri mi ritrovo
Mauro Germani, Livorno
Livorno èl’altra
quella che non appare
e invoca il mare e la sua terra
che s’immerge in un cielo scoperto
domande in bilico all’altare
di divinità prive d’ascendenza
lì la voce brucia ferita dagli anni
e si perde in un vento straniero
Francesco Bellomi al pianoforte uno
John Cage Dream 1948
sogni sonori le note di Stravinskij
FA-RE-FA-RE lattiginose, testicolari
nel cerchio dei suoni prescelti
che escludono per sempre i diversi
attorno a sette note sogna John
e solo a quelle assegna un compito impossibile:
colmare d’immagini la sera
che avvolge Verona e i suoi poeti
nel rito dei segreti ormai svelati
Flavio Ermini introduce Franco Rella
Hölderlin sull’esergo dice la vita:
solo genera parola
chi interroga il proprio cuore
e sprofonda lo sguardo
nell’anima del vasto mondo
le strade in cui ci avventuriamo
nell’abbandono di ogni apatia del pensiero
Franco Rella, La parola postuma
fuori dalla città i poeti,
menzogneri che traviano dal vero!
l’essenza delle forme persa
nella paralisi dell’anima
ecco la ragione s’impone
sull’antico dissidio tra poesia e filosofia
la poesia irresponsabile della verità
inganno di versi affascinanti
distoglie la mente dall’oggetto
diaforà di strade antagoniste
innamorato che si stacca
nel sacrificio della poesia bruciata
dalla tragedia dell’amore
vinto l’agone col Simposio
ma resta il vuoto della rappresentazione
che Benjamin richiama con Cartesio
nel gioco del rimando
tra ciò che vedo e la sua specie
m’inoltrerò con coraggio nella culla delle parole
a catturare lo stupore del sogno
e immergerlo nel logico rigore
dell’ermeneutica più pura
custode dell’inesprimibile
attizzi il fuoco degli spiriti
che frantuma nell’orrore ogni forma
prima che la parola sapiente ricomponga
nell’unità di senso
l’incomposto sgranarsi di sostanza
nell’onirico volgere dell’estasi
la singolaritàconfina ai margini della città
ma la tragedia accomuna
chi pensa e chi poeta
in un identico coro della vita
il poeta è vincolato all’ombra
nel gorgo di bene-male indistinti
nell’indecisione che gli spetta
è la metafisica il campo dell’incontro?
la contraddizione sfuma nella coesistenza del diverso?
l’apparenza è il volto noto dell’ombra
dove l’indicibile alligna
e viene a volte in superficie
nella stentata trama dei ritmi di parole
attrito surreale del senso sulla carne
della realtà sullo spazio estetico
pensiero-sentimento
la polis riaccolga con gioia
chiunque ci doni conoscenza
Francesco Bellomi al pianoforte due
composizione su cinque tasti scelti a caso usando il timbro-ritmo e non la melodia
insiste il tasto in un ritmo d’industria
ma il timbro della natura riaffiora
nello strappo di un FA alto
che acutamente rimanda
al volgere del sogno
Rosa Pierno e la poesia di Giuliano Rinaldini
uno sguardo che non vede
pone la memoria sugli oggetti
che il tempo rende ossario
e la natura sviscera l’immondo
dell’artefatto di ogni morale
Giuliano Rinaldini, Sequenza del fico
sussulto nei rovesci della terra
allo sguardo che animali di pianura
disegnano nella messe di campi sfioriti
e il coro dei canneti scompone
il rettifilo senza spessore della strada
Rosa Pierno e la poesia di Giovanni Turra Zan
gli insetti della convivenza
nell’acido sussulto di versi civili
intrusi aggettivi dirompono
dall’accogliente placidità del giorno
Giovanni Turra Zan
distoglie da ogni oggetto
il rimando a sensi altri
di parole composte in segni alterni
che culminano in immagini
risolte dall’incavo di un prisma
Filippo Ravizza, Il turista
senza scampo m’affaccio
sul cerchio dell’essere/nulla
e mi sdraio al sole dei ricordi
nei luoghi che ri-conosco miei
il vero destino è un muro bianco
e oltre andare è il verso
Alberto Mori, Fashion
la vita viene detta dalla moda
strascicata la parola f-a-s-h-i-o-n
è suono di cromi di tessuto
che vestono il futuro
l’olfatto trattiene il rigonfio dei corpi
in abissi lastricati di lustrini
Francesco Bellomi al pianoforte tre
Tasti scelti dal pianista ed altri scelti a caso
ascolta l’anima e il conto del tempo
nel riverbero di note
che l’abitano ab origine
il cerchio ostinato del ritorno
come un temporale in fuga
rilascia lente gocce
di luce compulsiva
Flavio Ermini presenta Silvia Ferrari
piacere nell’ascolto di parole
che danno consistenza all’inconcluso
con l’aggiunta di un provvido segno
Silvia Ferrari, La parola nell’arte
la parola erompe nell’arte
decostruendo il campo dello sguardo
fino al contratto spasmo degli esse-emme-esse
ogni espressione ha senso
se solo rimanda ad altro
così l’elettronica diventa gregoriano
e la sinestesia racconta il nuovo incontro
dei linguaggi controversi
Francesco Bellomi al pianoforte quattro
basso ostinato accende ricami
di foglia, alloro, rincorse
velluti e tragici ossimori
Emanuele Modigliani
la prosa distende il racconto
in periodi di tempo e di senso
nel breve identico corso
di scene stirate sui muri
Carlo Penati, Vorrei imprimere un vuoto nell’aria
l’aereo s’innalza pesante
gravido delle spoglie di vite
sempre in agonia
nel duro lavoro del senso quotidiano
alla ricerca, ahimè, dell’infinito
Francesco Bellomi al pianoforte cinque
giro di do nascosto
maschera, confondi la ragione
di un cerchio ripetuto di note
se trovi la cifra che apre
verità di musica interna
contorno di rassegna
gran finale
Carlo Penati (Legnano 1954) è stato redattore del periodico di ricerche e analisi linguistiche "Pianura". Nel giugno 2008 ha vinto il 29° premio letterario "Città di Moncalieri". Sempre nel 2008 ha pubblicato Vorrei imprimere un vuoto nell'aria, Fara Editore, prefazione di Luigi Metropoli, segnalato al XXIII "Montano".