dalla presentazione agli studenti dei licei veronesi Fracastoro e Maffei, il 21 novembre 2009, nell’ambito della terza Biennale Anterem
La distrazione di Andrea Inglese è un’opera complessa. Per poterci orientare nelle sue quattro parti, cominciamo con dire – molto schematicamente – che con queste poesie ci troviamo di fronte a dei veri e propri «esercizi» per vivere.
Inglese ha compreso con molta chiarezza che tra le nostre esperienze e il giudizio che ne possiamo trarre non vi è mai pacificazione duratura.
Un fatto, per quanto possa risultare personale, o essere sentito come tale, rinvia a un fatto più grande che sfugge al nostro controllo.
Chi non possiede una forte possibilità critica nei confronti dei fatti, che si succedono a catena nella nostra vita, confusamente e violentemente, rischia di essere travolto o di darne valutazioni parziali o errate.
Entra anche in discussione la nostra incapacità di trasformare la nostra amarezza in critica concreta a questa realtà, alla nostra organizzazione sociale; una critica che porti ad azioni coerenti, a prese di posizione anche rischiose.
La distrazione costituisce la denuncia di una grave carenza spirituale o, che è lo stesso, di una falsa concretezza. Ma indica anche uno spazio liberato: il tempo che attende una nuova pronuncia, il luogo dove il futuro dovrà insediarsi con altre leggi.
Non appena viene raggiunto dal nostro sguardo, il volto delle cose entra a far parte della nostra interiorità. E comincia ad assumere colorazioni sempre diverse.
Impariamo a vedere attraverso le variabili della nostra anima [...]
Flavio Ermini
(dalla presentazione agli studenti dei licei veronesi Fracastoro e Maffei,
il 21 novembre 2009, nell’ambito della terza Biennale Anterem)