Il libro delle somiglianze

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Nella collana “Narrazioni della conoscenza” diretta da Flavio Ermini, l’editore Moretti&Vitali pubblica Il libro delle somiglianze di Edmond Jabès. Il libro è curato e tradotto da Alberto Folin. La prefazione è di Vincenzo Vitiello. La postfazione è di Flavio Ermini.

Il libro delle somiglianze

Il libro delle somiglianze, nel dedalo della scrittura di Edmond Jabès, costituisce un nuovo inizio.
Porre al centro della scrittura non più l’identità, ma la somiglianza, significa innanzitutto trasgredire uno dei principi cardine che hanno fondato il logos in Occidente: il principio, appunto, chiamato di identità e non contraddizione. Se A è identico ad A e se non-A gli è differente, c’è però la possibilità che nella differenza ci sia somiglianza.

Il principio di somiglianza – se potesse esisterne uno – nasce proprio dal riconoscimento della dignità della differenza che non è più sinonimo di menzogna (ovvero, negazione del principio di identità), ma garanzia ontologica del divenire, accettazione e riconoscimento dell’altro, rifiuto dell’assimilazione (che è il contrario della somiglianza, in quanto quest’ultima si fonda su un’ontologia plurale, mentre l’assimilazione introduce la dittatura dell’uno al quale tutto deve essere ricondotto e in cui tutte le differenze debbono scomparire).

Per questo, Il libro delle somiglianze è innanzitutto il racconto, sempre interrotto e continuamente ripreso (quasi una voce punteggiata di silenzi), di quanto la vita possa assomigliare alla scrittura e di quanto lo scrittore possa assomigliare al lettore.