Parola poetica, suono, pensiero

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Facoltà di Lettere e Filosofia
Collegio Didattico DAMS
Dipartimento di Comunicazione e Spettacolo
Associazione Italiana per gli Studi di Estetica (A.I.S.E.)

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Parola poetica, suono, pensiero

SEMINARIO DI STUDI
a cura di Giovanni Guanti


ROMA, 20 – 21 MAGGIO 2008

Università degli Studi di Roma Tre [pdf 89.58 KB]
Sede Dams, via Ostiense 133


PAROLA POETICA, SUONO, PENSIERO

Il seminario riprende il filo di un discorso avviato dalla rivista di ricerca letteraria ANTEREM, che dedicò il suo sessantatreesimo fascicolo (dicembre 2001), intitolato “La musica pensa la parola. La poesia pensa il suono”, all’insurrezione della parola poetica contro il linguaggio inteso precipuamente come rigida e unilineare struttura logicizzante e astraente. Non a caso, questo fascicolo uscì congiuntamente al numero sessantaseiesimo di ‘Musica/Realtà’ (“Poesia – Musica – Parola – Suono”, novembre 2001), una rivista di taglio invece prettamente musicologico, per ribadire con ancora più forza il diritto dei poeti di favorire, in quanto “custodi della parola”, la transizione fra codici differenti: religiosi, etici, filosofici, scientifici, politici e, ovviamente (o forse principalmente) anche musicali.

 Per riprendere appunto il filo di quel discorso, nella speranza di estenderlo in una nuova direzione, questo seminario vuole rendere innanzitutto omaggio alle ricerche pionieristiche e alle originali scoperte di due insigni studiosi: Alfred Kallir (1905 - 1988) e Alfred Tomatis (1920 – 2001). Per quanto svolti in ambiti, e con metodologie e con finalità, assai distanti, i loro lavori – rispettivamente concepiti per risalire alle origini primordiali dai diversi caratteri alfabetici e ideogrammatici, e per dimostrare che “siamo ciò che ascoltiamo” - possono trasformare alla radice l’approccio al suono dei musicisti e quello alla parola dei poeti.

 La semantica bisferica (ossia visiva e fonetica a un tempo) di Alfred Kallir ipotizza infatti l’esistenza di un primordiale sistema di segni che si rivolgevano contemporaneamente all’occhio e all’orecchio, prima che queste due direzioni si sviluppassero separatamente nel linguaggio orale e in quello scritto. Essa permette, quindi, di riconsiderare da un’inedita angolatura sia il progetto di molti poeti di “ricomporre la separazione tra i nomi e le cose”, superando tale iato con la conquista di quella che non si saprebbe chiamare altrimenti che una Lingua Edenica o Adamitica; sia il progetto, in tutto e per tutto contrapposto al primo, di molti musicisti di allargarlo invece sempre più, per evadere con l’improvvisazione dalla “prigione del pentagramma” affinché, finalmente, non abbiano più a incrociarsi il destino fugace dei suoni liberati nell’aria e quello aere perennius delle note cristallizzatesi sulla carta. 

Quanto ad Alfred Tomatis, gli si farebbe torto ad associarlo unicamente al celebre metodo che porta il suo nome: metodo che, com’è noto, ha permesso di migliorare in molti campi l’attenzione e l’apprendimento con il training audiogeno, ottenendo straordinari risultati anche nella guarigione delle dislessie e dell’autismo. Tomatis, infatti, oltre alla pratica clinica, si dedicò a indagini analoghe a quelli di Kallir, almeno sotto il profilo della coraggiosa e libera visionarietà. Da esse uscirono, tra l’altro, gli etnogrammi, da intendersi quali prove scientifiche che per ogni diverso gruppo etnico-linguistico esistono zone preferenziali, o “bande passanti”, entro le quali i suoni vengono percepiti con maggiore nitidezza. Prove che non lasciano senza risposta la domanda che ogni poeta (e ogni musicista che affronti un testo poetico come compositore o come interprete) non può fare a meno di porsi – e che un bimbo formulerebbe in questi termini disarmanti: “Perché le varie lingue dell’uomo suonano così diverse l’una dall’altra?” -

 Nelle sue due mezze giornate di lavori il seminario presenterà al pubblico una sintesi delle riflessioni di Kallir e Tomatis, mettendole a confronto con alcune concezioni tanto più esemplari quanto più forti dell’oralità poetica e musicale. inquadrando storicamente la tensione verso il Verbo Edenico non soltanto in poeti quali Mallarmé e Valery ma anche nella più recente produzione cinematografica d’autore, per misurare infine il perimetro della “prigione della pagina” (anche pentagrammata) e le risorse utili per evaderne – qualora lo si desideri - senza troppi danni.

Giovanni Guanti